Sardegna e archeologia

meana menhirLa Sardegna è famosa per le spiagge ed il suo splendido mare. Eppure il turismo balneare, che oltretutto è stagionale e limitato al periodo estivo, non è l’unica ragione per visitare l’isola; anzi, pur essendo indiscutibile la bellezza delle spiagge sarde, non è neanche la ragione principale.

La regione è ricca di storia, reperti archeologici e testimonianze millenarie, che contribuiscono ad accrescerne il fascino misterioso; sicuramente ben diverso da quello che contraddistingue gli altri Paesi bagnati dal mar Mediterraneo.

Ogni singola zona, regione o luogo è caratterizzata da un’epoca e da una cultura specifica, che ne influenzano le maggiori forme di espressione artistica.

Per l’archeologia sarda il “periodo d’oro” è identificato con l’età nuragica: quella che va dal 1855 al 900 a C, e che segna il passaggio dall’Eneolitico all’Età del Bronzo.

L’edificio simbolo di tale civiltà è, appunto, il nuraghe. Si tratta di una costruzione megalitica a forma di torre, realizzata adoperando pietre di grandi dimensioni, sia grezze che più o meno lavorate, tenute insieme senza l’uso di leganti.

La reale destinazione d’uso di questi edifici non è stata ancora accertata, ed è tuttora fonte di discussione per gli studiosi.

Ciò che però appare inconfutabile è che i nuraghi costituissero autentici luoghi di aggregazione, Intorno ai quali si sviluppavano i villaggi nuragici, fatti prevalentemente da capanne in pietra.

Il nuraghe può presentarsi sia nella più semplice versione mono torre, che in quella più complessa caratterizzata da una grande torre centrale, attorniata da altre più piccole.

L’ interno presenta più camere sovrapposte con copertura a tholos: la caratteristica falsa cupola, propria di tutta l’età del bronzo.

L’isola è talmente ricca di nuraghi sparsi lungo tutto il suo territorio, che appare pressoché impossibile elencarli tutti. Per tale ragione ci limiteremo a consigliare uno dei siti archeologici di maggior fascino e interesse, ben consapevoli di fare comunque un torto a quelli non menzionati. Si tratta del nuraghe Nolza a Meana Sardo.

Ci troviamo nel nuorese, e l’edificio è costituito da una torre centrale e da un bastione quadrilobato caratterizzato da un’atmosfera magica e sospesa; tutt’intorno, per un estensione di 2,5 ettari circa, si sviluppano i resti del locale villaggio nuragico.

Un altro elemento di grande fascino ed interesse archeologico, recuperato dalle rovine di queste antiche città scomparse, sono i manufatti ceramici. Oggetti prevalentemente d’uso quotidiano che, pur nella loro semplicità tipicamente funzionale, denotano uno spiccato senso estetico.

Tra essi vale la pena di citare le pintaderas: manufatti di piccole dimensioni il cui diametro non supera i 10 cm, con faccia piatta o leggermente convessa, caratterizzata da sofisticati motivi geometrici. Secondo le recenti interpretazioni degli studiosi, tali manufatti venivano adoperati per realizzare la decorazione di particolari tipi di pane, presumibilmente destinati ai cerimoniali religiosi.

Il nuragico è contraddistinto anche da monumentali e caratteristici edifici funerari.

In tal senso, un sito archeologico di grande rilevanza è la necropoli di Sant’Andrea Priu, a Bonorva, nella provincia di Sassari.

Tra gli edifici più affascinanti del sito spiccano le domus de janas, strutture sepolcrali interamente scavate nella roccia.

Un’altra caratteristica tipologia di edifici funerari, disseminati per tutta l’isola, sono le tombe dei giganti: imponenti sepolture collettive monolitiche, a pianta rettangolare absidata, conficcate nella terra.

Le uniche statue finora pervenuteci dall’età nuragica, invece, sono i maestosi Giganti di Mont’e Prama, rinvenuti nel sito di Sa Marigosa, a Sinis, nel 1974, ed attualmente esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e nel Museo Civico di Cabras.

Autentici ambasciatori dell’archeologia nell’isola, si ritiene che tali giganti fossero monumenti a guardia di edifici sepolcrali, destinati ad accogliere alti membri dell’aristocrazia nuragica.

Le statue riproducono l’effigie di arcieri, guerrieri dotati di scudo circolare e pugilatori; tutte figure emblema di potenza e coraggio.

Infine, tra le testimonianze archeologiche della Sardegna, è doveroso citare i menhir: megaliti monolitici di forma allungata e squadrata, dall’inequivocabile simbologia fallica, che possono raggiungere anche i venti metri di altezza.
I più affascinanti sono quelli presenti a Villa Sant’Antonio, nella provincia di Oristano, che spiccano per le rare sembianze antropomorfe.